"Il destino non si rende mai completamente visibile per chi lo patisce" (Maria Zambrano) DAL SAGGIO DI MARIA INVERSI, P.61-92 Antigone e l'io femminile nel linguaggio teatrale Antigone é la nostra coscienza ottenebrata. É sepolta viva dentro di noi, in ciascuna di noi. Maria Zambrano L'elemento che accompagna la maggior parte delle improvvisazioni (butoh) è l'acqua, simbolo archetipo di vita, rigenerazione fisica e spirituale, di fertilità, purezza, saggezza e grazia. «Nessuno più della donna in tutto il mondo, in tutte le società, sa apprezzare il valore fondamentale dell'acqua»: approvvigionamento, lavaggio di corpi sani e malati, ma non del suo «corpo impuro» durante il periodo mestruale o il post-partum. È per annegamento che, in epoca ellenica, la donna viene punita per la perdita della verginità prima del matrimonio. È ancora l'acqua che consente alle donne per la prima volta di sentirsi pari agli uomini attraverso il battesimo voluto per tutti da Gesù (Ida Magli). L’acqua è anche l'unico simbolo archetipo che compare fisicamente e come citazione nel testo di Maria Zambrano, ed esso diviene per il lettore veicolo di conoscenza e di memoria, del rapporto esistito tra nutrice ed Antigone bambina sulla natura di Antigone: «Sì, stavi sempre appiccicata all'acqua come se tu appartenessi all'acqua e non alla terra...». Immergersi nell'acqua per poter essere ciò che non conosciamo, è consentire un mutamento che vive di un conflitto in cui forze opposte, energie opposte non etichettabili, di genere non definibile, ma fluidamente percepibili nella loro diversità coabitano, si separano, si riuniscono ed affiorano dandosi forma. In tale percorso si avverte di non poter essere altro di ciò che si era perché il presente è solo l'accadere di qualcosa che arriva da molto lontano. Forza e leggerezza sembrano esserne condizione e legge per il raggiungimento di una conoscenza in cui si è altro. La nostra cultura forte di rimozioni, non incline a seria ricerca spirituale dell'esistere, raramente mostra la via che può modificare il percorso dell'individuo che percepisce l'insensatezza e l’infelicità del corpo separato dallo spirito: «Sarebbe meglio ammettere semplicemente la nostra miseria spirituale... Quando lo spirito si appesantisce, si trasforma in acqua... Pertanto la via dell'anima... Porta all'acqua...». Antigone, già da bambina, possiede nel suo corpo, quel particolare segno spirituale senza di cui nessun attraversamento, nessuna conoscenza profonda, è possibile.