Teodia di Ludovica Ripa di Meana
Ciò Esula (atto unico da Teodia)
Il Marito di Vlasta (atto unico da Teodia)
La Repubblica, 26 ottobre 2007, recensione di Nico Garrone
L’Unità, 24 ottobre 2007, presentazione di: Rossella Battisti
Il Corriere della Sera, 25 ottobre 2007, presentazione di: Emilia Costantini
Recensioni Internet:
- Teatro Teatro.it recensione di: Alessio Noce
Un affresco di un paesaggio dai colori autunnali, battuto da un vento caldo, può far venire i brividi. Commuovere i sensi con la delicatezza di una insopportabile semplicità. La sensazione di aver letteralmente attraversato , penetrato l’intima essenza (la materia viva, gli amori, gli umori) dei protagonisti dei due monologhi, lascia meraviglia negli occhi e cupezza nell’animo. Perché in fondo, le donne e gli uomini cui abbiamo prestato ascolto, nel buio delle loro solitudini, nella tormenta dei loro ricordi, nelle crepe delle loro fibre snervate, ci hanno voluto mostrare come, a desiderarlo davvero, anche la morte può cedere il passo alla voglia di amare. Ciò esula e Il marito di Vlasta sono piccoli acini amari del frutto del male, quel torto imperdonabile e rapace chiamato vita , che la penna di Ludovica Ripa di Meana ci mostra nuda e inerme, illogica e impietosa. Cogliendola dalla sporcizia di mondi abusati da violenze quotidiane e trascendenti tormenti morali, l’autrice ne disinfetta gli squarci ad uno ad uno con il filo di seta di una poesia che sgorga travolgente e inconsapevole dai suoi personaggi, consegnandoci due monologhi preziosi e feroci nello stesso tempo, che stanano gli spiriti infingardi. E infine la ricrea e la ricompone sulle nostre tavole apparecchiate, e nelle nostre alcove riscaldate, in un ispirato impasto a freddo con il dramma che si insinua, duramente, con beffarda esattezza. Composizione di elevato pregio letterario, la messa in scena curata dalla regia di Maria Inversi lascia che le parole prendano il sopravvento, nello spazio vuoto del palco, con pochi, sobri tratti. Bianco e nero che si alternano e marcano distanze, pure risonanze dei limpidi versi riempiono la scena dando il senso di un pencolare senza sosta dalla vita alla morte, un continuo arrivare all’amore attraverso l’odio e viceversa. Un tenero ondeggiare, come di pennello, cui gli attori hanno saputo offrire adeguate sponde all’interno di un lavoro difficile, in cui l’interprete stesso è coinvolto dal testo e chiamato a forti emozioni alla pari del pubblico. “Tra le cose si insinua la vita, come una serpe” . E’ il tema che ispira e arde dentro i personaggi, che muove la trama narrativa rendendola unica, nella sua eterea asprezza, la leva che muove la scelta registica che analizza, in un originale contrappunto audiovisivo nel secondo monologo, il repellente contatto con il quotidiano, esaltando un’umanità che si rifiuta di “esulare”. Con tutta la voglia di amore, di passionalità, di volare sopra gli ostacoli della vita, di cui è capace. Fino all’ultima, disperata ascesa.
Curiosità:
Un tenero ondeggiare, come di pennello, cui gli attori hanno saputo offrire adeguate sponde all’interno di un lavoro difficile, in cui l’interprete stesso è coinvolto dal testo e chiamato a forti emozioni alla pari del pubblico.
- Cultura Eventi – presentazione
Ciò Esula ha partecipato al concorso @ festival itinerante di cinema indipendente delle donne 2007-2008 organizzato da: “Il Trust nel nome della donna” (Milano)