noidonne (giu.2010) n°6 – Teatro
…una pièce composita, che vede rappresentata, nel primo quadro, la tragedia silente di Anna Maria Franzoni proposta tramite un linguaggio intermittente, quasi a seguire un pensiero irrazionale ed altalenante, teso a rimuovere più che a ricordare: la protagonista siede al centro di un oscuro palcoscenico/carcere, snocciolando segmenti di quotidianità, di quando in quando barlumi di luce emergono con l’approssimarsi alla mente della verità, mentre un interminabile lavoro a maglia scandisce le ore in solitudine…Un testo sperimentale breve povero a rima baciata costruito sul concetto di “vuotaggine” e sulla domanda se la Franzoni fosse vittima del sistema giuridico o di se stessa, della sua personalità, del suo modo di essere donna nel mondo di oggi dove milioni di madri si affiancano nelle numerose metropoli per conciliare famiglia e lavoro…Inoltre la regista si è chiesta se il silenzio l’eccesso di tranquillità e la solitudine possano essere la soluzione ad una vita scandita solo alle voci dei bimbi.
Nel secondo quadro si alternano parole e musica: la Inversi, voce narrante di appassionata musicalità, da lettura di due racconti sul tema della violenza all’infanzia, tratti dal suo volumetto neo-uscito “Corri amore corri – racconti con musica”…
La regista dichiara che purtroppo le Pari Opportunità del Comune di Roma ha deciso pochi giorni prima del debutto di ritirare il contributo perché il testo nominava Anna Maria Franzoni. La regista dichiara che tale spettacolo chiude un ciclo di impegno artistico e sociale dedicato alla violenza su donne e bambini iniziata nel 2003.
La riflessione che Liliana Cavani ha proposto al pubblico è stata inerente al senso della perdita dell’ Eden da parte dei minori. (Elisabetta Colla)