Il testo trae ispirazione da un fatto di cronaca, tra i molti segnalati in quegli anni al Sud, accaduto in Sardegna nel 1993. Un trafiletto su un quotidiano italiano raccontava di un suicidio per impiccagione di un uomo di 35 anni che dopo una serie di tentativi di collocazione in un lavoro a tampo indeterminato, impossibilitato a mantenere la famiglia, viene abbandonato dalla moglie che, forse, per garantire la sopravvivenza ai tre figli, al di sotto dei sei anni, rientra nella casa materna. La maggior parte dei suicidi che avvengono nel nostro paese sono di genere maschile. L'autrice ritiene che la causa vada ricercata soprattutto nella perdita di lavoro su cui l'uomo costruisce la propria identità. A questi uomini, al Sud dell'Italia, e alla violenza banale delle norme di cui il protagonista diviene uno sconfitto ma non un perdente, è dedicato questo testo.